L’acciaio inox può comportare migrazioni sugli alimenti

Il comparto alimentare riveste in Italia un ruolo fondamentale e così anche quello dei materiali che vengono a contatto con i prodotti sia direttamente che indirettamente.

È il caso degli impianti impiegati nel processo produttivo, che sono a contatto con l’alimento a ciclo continuo ed interagiscono con esso.

Perché interagiscono? Perché i materiali sono costituiti da sostanze chimiche, che possono trasferirsi all’alimento attraverso il fenomeno della migrazione. Tanto più marcato, quanto più l’impianto è soggetto ad usura, comportando possibili interferenze nella sua composizione chimica, nel suo aspetto organolettico, e, di conseguenza, sulla sua sicurezza al consumo.

A tutela della sicurezza del consumatori, esistono una serie di normative cogenti italiane ed europee, che disciplinano il settore dei materiali ed oggetti a contatto con gli alimenti (“MOCA”) affinchè essi “..non trasferiscano ai prodotti alimentari componenti in quantità tale da:

a) costituire un pericolo per la salute umana; b) comportare una modifica inaccettabile della composizione dei prodotti alimentari; o c) comportare un deterioramento delle loro caratteristiche organolettiche.” (tratto dall’Art.3 Reg. CE 1935/2004).

In Italia pioneristicamente è in vigore dagli anni settanta un decreto ministeriale, rivisto più e più volte, che interviene per definire le caratteristiche di composizione di taluni materiali, definire le “liste positive” di quelli ammessi per la fabbricazione ed al contempo stabilire dei limiti di cessione per le sostanze che possono migrare nell’alimento, definendo così dei criteri di accettabilità.

È il caso degli acciai inox, materiali ampiamente apprezzati nel settore impiantistico per la loro resistenza, versatilità e sanificabilità.

Il D.M. 21/03/1973 disciplina al capo VI tale materiale decretando una lista positiva di tipologie di acciaio con cui possono essere realizzati gli oggetti destinati al contatto con alimenti, le condizioni di prova ed i limiti accettabili di migrazione globale e di migrazione specifica.

Le leghe autorizzate sono denominate mediante sigle secondo la norma UNI EN 10088-1:2005 e/o la classificazione della American Iron and Steel Institute (manuale AISI Agosto 1985) e sono elencate nell’allegato II sezione 6 del D.M. 21.3.73.
A titolo di esempio trovano qui collocazione gli acciai AISI 304L e 316, comunemente impiegati nel settore.
In assenza di sigle, viene fornita una lista di acciai inossidabili ammessi individuabili mediante analisi chimica di colata.
Le prove di migrazione da effettuare nei simulanti alimentari prevedono la migrazione globale, che deve essere ≤ 8 mg/dm2 o 50 mg/kg di alimento, e la migrazione specifica di cromo trivalente, nichel e manganese, che devono essere ≤0,1ppm (art.37 D.M. 21.03.73).

Nel caso di impianti destinati ad uso ripetuto o contatto prolungato, vengono definite le modalità analitiche, che devono essere condotte con tre “attacchi” successivi di uguale durata, sul liquido di cessione proveniente dal terzo “attacco”; ma anche i tempi e le temperature da impiegare in funzione del futuro impiego del materiale (se a contatto prolungato a temperatura ambiente oppure se uso ripetuto di breve durata a caldo ecc.).

Gli esiti analitici devono comportare la Dichiarazione di conformità alimentare, documento obbligatorio per legge nel circuito business to business, che assicura il rispetto delle disposizioni europee e nazionali che in essa vengono richiamate e che deve accompagnare l’oggetto dalla sua produzione fino alla sua utilizzazione.

E ciò vale anche per tutti i componenti di un impianto che possono andare a contatto diretto o indiretto con l’alimento.
L’ultimo aggiornamento del decreto italiano è stato il Decreto Min. Salute 9.5.19 n. 72, che ha inserito un comma chiarificatorio: essendo una norma italiana e non europea, gli acciai inossidabili legalmente fabbricati e commercializzati in Europa e Turchia (Stati firmatari dell’Associazione europea di libero scambio EFTA), non possono essere obbligati a sottostare alla norma nazionale, tuttavia devono garantire un livello equivalente di protezione della salute. Ciò implica che i costruttori italiani devono dimostrare la conformità a tale decreto, anche se il materiale di base è prodotto all’estero.

Granzotto questi aspetti li conosce bene ed offre la competenza e la professionalità necessaria per la compliance alla normativa del settore alimentare.

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